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ANNIVERSARI PSICOANALITICI

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Anno 2024

 

L’anno 2024, ormai sul finire (oggi è il 27 Dicembre ’24) porta con sé alcune date significative, alcuni anniversari che riguardano eminenti psicoanalisti a cominciare da HEINZ HARTMANN, nato ben 130 anni fa, uno dei più noti psichiatri e psicoanalisti a livello internazionale, e il maggiore esponente della corrente della Psicologia dell’Io.

 

Hartmann è nato a Vienna il 4 novembre 1894 è scomparso a Stony Point, un comune dello stato di New York, il 17 maggio 1970.

Dal 1920 e per molti anni ha lavorato presso l’Istituto di Psichiatria e Neurologia dell’Università di Vienna – una famosa fotografia lo ritrae con il gruppo di colleghi che lavorava con Julius Wagner von Jauregg – luogo ove conobbe Paul Ferdinand Schilder (al quale dedica un riferimento nelle pagine introduttive di “Fondamenti della psicoanalisi”).

 

Con l’avanzare del nazismo Hartmann decise di lasciare l’Europa, transitando per la Francia e la Svizzera, per giungere all’inizio del 1941 a New York ove rimarrà tutta la vita, con la sua famiglia.

Associatosi alla New York Psychoanalytic Society, docente e didatta del New York Psychoanalytic Institute, già esperto della conduzione di riviste psicoanalitiche (come l’International Journal of Psychoanalysis), è negli stati Uniti che Hartmann dispiega compiutamente le proprie qualità di clinico, teorico, membro di importanti istituzioni, assumendo l’incarico di Medical Director del Treatment Center del New York Psychoanalytic Institute.

 

Ricordo che, ancora studente di psicologia, per un seminario sulla Psicologia dell’Io tradussi dall’inglese un importante scritto a firma della famosa triade: Heinz Hartmann, Ernst Kris e Rudolph Maurice Loewenstein.

Nel 1966 Boringhieri aveva già pubblicato l’edizione italiana di “Psicologia dell’Io e problema dell’adattamento”, mentre nel 1981 veniva dato alle stampe, per Feltrinelli, un lavoro degli Anni Venti di Hartmann, “Die grundlagen der psychoanalyse”, i “Fondamenti della psicoanalisi” – altri libri di Hartmann furono poi pubblicati sempre dall’editore torinese.

 

Negli anni newyorkesi nacque l’importante rivista The Psychoanalytic Study of the Child, che Hartmann curò insieme ad Anna Freud e ad Ernst Kris – una rivista molto diffusa intorno agli Anni Settanta tra gli analisti italiani (anche tra coloro che non si occupavano in modo specifico di infanzia e adolescenza), insieme naturalmente all’International. E non va dimenticato che, anni prima, dal lontano 1932 fino al 1941 Hartmann diresse l’Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse.

 

La vita di Hartmann è stata ricca di numerose e complesse attività, contrassegnata anche dalla gestione di ruoli assai delicati come la presidenza (all’inizio degli Anni Cinquanta) dell’International Psychoanalytic Association, e della New York Psychoanalytic Society (venne poi nominato presidente onorario dell’IPA nel 1961, un titolo che conservò fino alla fine).

 

Hartmann raccolse l’eredità teorica di Paul Federn (ma non va dimenticato il nostro Edoardo Weiss, anch’egli molto vicino alle idee di Federn) e aprì una nuova dimensione sulle funzioni dell’Io nell’ambito della teoria psicoanalitica. Con le sue parole, tratte dalla prima pagina di “Psicologia dell’Io e problema dell’adattamento” (testo che in italiano si arricchisce con la Prefazione di Franco Fornari): “La psicoanalisi deve affrontare il problema dell’adattamento sotto tre punti di vista: come problema della psicologia dell’Io, come finalità terapeutica e infine come istanza pedagogica”

 

Ma, come si è detto, il 2024 segna l’anno di altri anniversari.

Sarà qui possibile solo ricordarne rapidamente alcuni altri esponenti del pensiero psicoanalitico internazionale, iniziando ricordando l’anno di nascita di MOHAMMED MASUD RAZA KHAN, nato in Pakistan il 21 luglio esattamente un secolo fa (1924) e divenuto un importante (e controverso) analista britannico: paziente, poi collega e infine amico di Donald Winnicott.

Le sue principali opere sono tradotte in italiano – ad esempio: “Lo spazio privato del Sé”, “I Sé nascosti”, “Le figure della perversione” e “Trasgressioni” di cui si può leggere qui la mia recensione https://www.castiellodantonio.it/trasgressioni - e molto è stato scritto su di lui e sulle sue… stravaganze, per così dire.

Eccellente la biografia di Linda B. Hopkins “False Self: The Life of Masud Khan”.

 

Oltre un secolo fa nasceva a Budapest DAVID RAPAPORT, nato nel 1911 in Ungheria e fuggito dall’Europa nel 1938 (l’anno della sua laurea in Psicologia all’Università di Budapest) verso gli Stati Uniti ove lavorò presso la famosa Menninger Clinic di Topeka nel Kansas e dal 1948, all'Austen Riggs Center di Stockbridge, nel Massachusetts.

I suoi Collected Papers, pubblicati sette anni dopo la sua scomparsa, rendono compiutamente il senso della sua avventura teorico-clinica.

Il suo nome è legato a quello di Hartmann e di Kris, ma anche di Erik Erikson, nel tentativo di offrire alla psicoanalisi una fisionomia maggiormente strutturata, operando sulla metapsicologia.

Ricordo di aver attentamente consultato, negli anni in cui andavo scoprendo i significati più ampi e complessi del testing psicologico, le oltre 600 pagine dell’importante volume scritto da Rapaport con Merton M. Gill e Roy Schafer “Reattivi psicodiagnostici”, tradotto nel 1975 da Boringhieri. E, oltre a questo volume, certamente settoriale, assai specifico, ma di grande interesse per gli specialisti, di Rapaport sono state tradotte le opere principali come, ad esempio, “Il modello concettuale della psicoanalisi. Scritti 1942-1960” (Feltrinelli, 1977). Un volume del 1967 curato da Merton Gill e che nell’edizione italiana si è avvalso della cura di Marianna Bolko e Enzo Codignola (quest’ultimo, con Pier Francesco Galli, ha firmato la Nota introduttiva).

 

Uno tra i tanti aspetti che sottilmente accomuna persone come quelle di cui si sta dicendo è l’attenzione alle difese psicologiche profonde, un tema su cui è interessante andare a vedere il resoconto di una serie di riunioni alle quali partecipò Anna Freud nel testo a cura di Joseph Sandler “L’analisi delle difese”.

Qui la mia recensione: https://www.castiellodantonio.it/lanalisi-delle-difese

 

Altri nomi di grande spessore sarebbero da menzionare in questo scorcio di 2024. Ma il senso di queste note sta nel ricordare – a tutti noi – che ciò che oggi vediamo e viviamo come un corpus teorico e una prassi clinica consolidate (che diamo, eventualmente, quasi per scontate) è stato il frutto di lavori intensi e difficili da parte di persone i cui testi molto ci insegnano ancora oggi!

 

Andrea Castiello d’Antonio