Per appuntamento
La seduta può essere svolta presso il mio studio oppure online tramite videochiamata.
La seduta può essere svolta presso il mio studio oppure online tramite videochiamata.
Propaganda
Se esiste un testo da leggere per chi volesse avvicinarsi o approfondire il tema della propaganda, ecco quel testo: Propaganda, del sociologo, filosofo, storico e teologo francese Jacques Ellul.
Nato a Bordeaux il 6 gennaio 1912 e morto a Pessac il 19 maggio 1994, Jacques Ellul ha consegnato all’umanità un’opera poliedrica, titanica e assolutamente moderna che spazia dalla teologia alla società dell’informazione, dal denaro all’ecologia, dalla tecnica ai mass media. Si può affermare che le questioni della comunicazione, in ogni sua dimensione, e delle dinamiche sociali sono sempre state al centro dei suoi innumerevoli interessi.
Il testo è suddiviso in cinque capitoli e apre con l’analisi della propaganda nei suoi caratteri esterni ed interni, differenziandone le categorie di base. Alla domanda “perché esiste la propaganda” Jacques Ellul risponde con una prima analisi sociologica ed una seconda analisi psicologica e ambientale, demolendo lo stereotipo che vede nella propaganda lo strumento utilizzato malevolmente dalle mani di uomini cattivi che vogliono soggiogare gli altri. La propaganda… è necessaria, non solo al potere ma anche all’individuo (paradossalmente), e su questi due temi si centra il terzo capitolo, proseguendo con lo studio degli effetti psicologici della propaganda. “la persona si trova doppiamente rassicurata dalla propaganda: perché riconosce una causa che capisce facilmente per gli eventi che accadono, e perché riceve la promessa che sia possibile trovare una soluzione certa ai problemi che sorgono” (p. 209)
Agli effetti sociopolitici della propaganda è dedicato il quinto capitolo che amplia il discorso verso le ideologie, l’opinione pubblica e la democrazia, portando il lettore verso i due capitoli finali inseriti come appendici e denominati Annessi: il primo dedicato alla Efficacia della propaganda e il secondo dal titolo La propaganda di Mao Tse-Tung.
Riprendendo i miti che Jacques Ellul demolisce si possono enumerare i tre seguenti: che la propaganda sia un male e nient’altro, che sia un semplice insieme di trucchi, e che sia una diffusione di notizie false. A ciò si collegano riflessioni attualissime sulla psicologia del propagandista e del pubblico, sulla nascita delle Public Relations e delle Human Relations, sulla guerra psicologica, e sulle innumerevoli forme che la propaganda assume ai giorni nostri, fino al punto che diviene molto difficile determinare cosa è e cosa non è propaganda.
È certo che la propaganda sia da vedere come una tecnica e non come una scienza, avvalendosi essa delle scoperte della psicologia e della sociologia che sono applicate al campo specifico, ma allo stesso tempo va messo in evidenza che la propaganda si serve di regole, di studi e di procedure attentamente studiate, specifiche e niente affatto dozzinali, rivolgendosi sia agli individui singoli, sia alle masse. Emerge così la figura dell’uomo-massa (con i riferimenti che Ellul dedica all’opera di Vance Packard) che, però, vuol sentirsi, e vedersi trattato, come un uomo speciale e unico, cosa che farà diventare la propaganda mirata e personalizzata – soprattutto quella esplicita, mentre la cosiddetta propaganda velata potrà seguire altre strade (ma vedi anche la distinzione tra propaganda nera e propaganda bianca).
Un obiettivo sofisticato della propaganda è persuadere il soggetto in modo che sia attivamente coinvolto, pur se irrazionalmente convinto, in modo tale da ottenere un effetto duraturo che si tramuti presto in un modo di agire – e non solo di pensare – diverso da prima. La mossa intelligente del propagandista lo conduce a non attaccare convinzioni ben radicate, bensì ad usare opinioni diffuse a proprio vantaggio, tenendo presente che “nella società odierna le persone sono sempre più allenate alla passività” (p. 211) non avendo né tempo, né modo di capire pienamente l’insieme dei fatti che tumultuosamente avvengono. E, dunque, il soggetto può facilmente diventare una sorta di complice involontario del messaggio propagandistico.
Mentre uno specifico paragrafo è dedicato agli effetti sul mondo del lavoro, molti passaggi fanno pensare alle più o meno sottili attività svolte dalle organizzazioni (che, non casualmente, tendono a trattare i loro dipendenti come clienti, pur se clienti interni), pur rimanendo aperta la domanda sulla reale efficacia delle singole e specifiche campagne di propaganda. Ellul, su questo tema, conclude affermando che “è impossibile stabilire una misura precisa dell’inefficacia o dell’efficacia della propaganda” (p. 394): una constatazione che riporta al tema più ampio di come valutare – o, addirittura, misurare – l’efficacia degli interventi che sono condotti nella caotica dinamica del mondo reale e che hanno come oggetto il cambiamento migliorativo delle cosiddette soft skills, cioè delle componenti interiori e psicologiche dell’essere umano.
Nella sua trattazione Jacques Ellul cita l’italiano Antonio Miotto, numerosi studi di psicologia sociale e, naturalmente, l’importante saggio di Edward Louis Bernays, Propaganda. L’arte di manipolare l’opinione pubblica (traduzione italiana: Piano B, 2018).
L’unico, o il principale aspetto che risulta necessariamente datato in queste pagine pubblicate nel 1962 è l’elencazione dei mezzi della propaganda, ma per il resto il taglio sia della prosa, sia dell’esposizione dei concetti è più che attuale come, ad esempio, alcune regole della propaganda: che sia continua, differenziata, sorretta da più canali, organizzata e collegata a dati o fatti concreti (quindi verosimile!).
Andrea Castiello d’Antonio
Questa recensione è stata pubblicata nel sito
“PANORAMA RISORSE UMANE” ISPER, Novembre 2024