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Psicologia delle organizzazioni

Autori: 
S. Alexander Haslam
Casa editrice: 
Maggioli, 2015, Pp. XXV+485, Euro 39,00

Alex Haslam è nato nel 1962 e insegna alla School of Psychology presso la University of Queensland (Australia). Da molti anni impegnato nello studio degli individui e gruppi nei contesti sociali, organizzativi e clinici, ha scritto o curato undici libri e circa duecento articoli scientifici su queste tematiche. Uno dei testi da lui curato insieme ad altri autori è stato presentato in italiano di recente - Alexander S. Haslam, Stephen D. Reicher, Michael J. Platow, The New Psychology of Leadership: Identity, Influence and Power, tradotto con il titolo Psicologia del leader. Il Mulino, Bologna, 2013 – ed è stato già segnalato in Panorama Risorse Umane.

Il testo di Haslam Psicologia delle organizzazioni si caratterizza principalmente per il suo collocarsi in una prospettiva teorica ben definita e fin dall’inizio dichiarata chiaramente dall’autore. Tale peculiarità non è comune nel campo della psicologia del lavoro, un’area nella quale si deve spesso fare una certa fatica prima di comprendere quale sia il vertice teorico dal quale l’autore, o gli autori, guardano le cose e interpretano i fatti. Dato che le tematiche di base che caratterizzano la psicologia delle organizzazioni sono fondamentalmente sempre le stesse, è molto utile poter capire rapidamente che il medesimo concetto, ad esempio quello di commitment, è trattato da un autore in un modo e da un altro studioso in una prospettiva del tutto diversa.

Dunque, il testo di Haslam si pone nell’ottica di due approcci: la teoria dell’identità sociale e la teoria della categorizzazione del sé. Senza entrare nel merito dei due approcci – che sono annunciati in sintesi nella presentazione della prima edizione del testo firmata da John C. Turner (scomparso all’età di sessantatré anni  il 24 luglio 2011) e poi illustrati ampiamente nel secondo capitolo – è qui sufficiente indicare la prospettiva di base che vede l’essere umano come appartenente a gruppi definiti e ne studia tutte le implicazioni.

Un vero e proprio manuale di psicologia sociale delle organizzazioni

Il libro – che è un vero e proprio manuale di psicologia sociale delle organizzazioni – può essere utilizzato sia come testo globale di riferimento sulla materia, sia come opera di consultazione. Infatti esso è scandito in dodici capitoli (preceduti da una serie di presentazioni e prefazioni) e si chiude con cinque appendici, più la bibliografia. A parte i primi due capitoli che sono di taglio trasversale, dal terzo capitolo al decimo sono affrontate tematiche specifiche che vanno dalla leadership (capitolo terzo) fino allo stress (decimo capitolo).

Gli ultimi due capitoli trattano il primo l’azione collettiva e la protesta, e l’ultimo sintetizza le motivazioni che, a parere dell’autore, fanno della teoria dell’identità sociale un paradigma utile e sostenibile per la psicologia delle organizzazioni. Ed è importante rilevare che ogni capitolo del libro presenta sia l’approccio in senso ampio, sia le modalità realizzative specifiche dell’approccio e/o del tema preso in esame, ma anche le strade per mezzo delle quali la teoria dell’identità sociale può contribuire praticamente alla psicologia delle organizzazioni (segnalandone il contributo distintivo). Lo scopo del testo è, infatti, quello di delineare “Una impostazione psicologica sociale perché prende sul serio sia gli aspetti sociali sia quelli psicologici della vita delle organizzazioni. In effetti, con questa impostazione vogliamo chiarire il modo in cui gli elementi sociali e psicologici sono strutturati gli uni dagli altri, anziché (come hanno cercato di fare paradigmi precedenti) porre l’accento su un elemento a spese dell’altro” (p. 24).

In una prospettiva ampia e globale si può affermare che l’opera di Haslam vuole segnalare al lettore l’importanza di occuparsi del singolo sempre e comunque inserito nel contesto e nella dimensione sociale, sottolineando gli aspetti positivi dell’appartenenza al gruppo di riferimento anche, ad esempio, attraverso l’analisi del concetto di inclusione e delle forme di leadership che più di altre tengono presenti i riferimenti gruppali e di interscambio tra leader e follower, e tra gli stessi collaboratori. In tale ottica sono discusse dimensioni di vita di lavoro a tutti note come la cooperazione che si può instaurare tra le persone che operano su uno stesso obiettivo, e la coesione del team all’interno del quale si è collocati. Ad esempio, circa la leadership, l’autore afferma che “abbiamo suggerito che i leader efficaci siano quelli la cui individualità è trasformata dall’appartenenza a un gruppo in modo tale che finiscono per articolare, incarnare e dirigere gli interessi sociali basati sull’identità che condividono con altri membri del gruppo” (p. 96).

Al di là delle opinioni personali sulla validità e sull’utilità delle prospettive teoriche illustrate da Haslam, l’Editore Maggioli – Apogeo Education ha compiuto una scelta opportuna nel tradurre questo libro in italiano, così come ha fatto con il noto manuale di Richard L. Daft Organizzazione aziendale, giunto ormai alla quinta edizione, e di cui ho scritto una segnalazione della quarta edizione che è reperibile in Docuper (numero 173, marzo 2012).