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Psicoterapia e Umanismo

Titolo: 

Psicoterapia e Umanismo

Autori: 
Viktor Frankl
Casa editrice: 
Giunti, 2023, Pp. XIV+179, € 20,00

Questo libro di Viktor Frankl è di grande interesse per chiunque si occupi di studiare il comportamento delle persone, e di gestire le relazioni con persone e gruppi in contesti complessi e in situazioni difficili. Una riflessione che, con gli occhi di oggi, può anche essere letta sotto la cifra della resilienza e della capacità di gestire sé stessi in condizioni al limite.

Si deve, infatti, ricordare che Viktor Frankl è la persona che ha vissuto in presa diretta la situazione dei campi di sterminio nazisti; un’esperienza sulla quale ha scritto un testo famoso, L’uomo in cerca di senso. Uno psicologo nei lager, pubblicato nel 1946. Si tratta di un testo che ha avuto numerose traduzioni e edizioni in italiano; la più recente, è del 2023 per Franco Angeli, Milano (ma vedi anche: Ciò che non è scritto nei miei libri. Appunti autobiografici sulla vita come compito, FrancoAngeli, Milano, 2012).

In tutta l’opera di Viktor Frankl vi è la tematica del dare senso alla vita e della ricerca del significato del vivere, in ogni sua dimensione. Un argomento che, oggi, appare di grande attualità: basti pensare alla condizione giovanile, così spesso caratterizzata da un senso di nulla e di vuoto che, tra l’altro, conduce molti giovani verso il fenomeno NEET. Ed anche nel mondo del lavoro la ricerca di senso ha assunto un valore di prim’ordine, fino al punto che un noto consulente nordamericano ha proposto, forse provocatoriamente, di istituire nel mondo aziendale il CMO, cioè il Chief Meaning Officer!

Ma Viktor Frankl è anche l’ideatore della logoterapia, un indirizzo che ha posto al centro non solo la ricerca di senso – in un’era segnata dalla disumanizzazione, dalla tecnologia alienante e dalla spersonalizzazione della persona nei contesti socio-organizzativi – ma anche una serie di approcci alcuni dei quali si avvicinano alle attuali strategie di coping. Interessante, ad esempio, è l’indicazione atta ad evitare di entrare nel tunnel dell’ansia da prestazione, caratterizzata così spesso da ciò che è definito iper-riflessione e iper-intenzione.

Viktor Frankl ha sempre combattuto contro il riduzionismo e, allo stesso tempo, ha individuato nel fallimento della ricerca di significato per sé stessi e nella vita il punto nevralgico di numerose sofferenze mentali dei nostri giorni – del resto, la logoterapia può essere vista come un percorso di guarigione attraverso il significato.

Nutrendo un forte interesse per le dimensioni sociali, Viktor Frankl ha puntato il dito su quel vuoto esistenziale che può portare a una sorta di stato nevrotico di massa in cui la dimensione dell’insignificanza regna sovrana e in cui si inseriscono fenomeni importanti come quello della disoccupazione e della sottoccupazione. Richiamando Abraham Maslow, Frankl sottolinea l’importanza del dare a ciascuno la possibilità di realizzare il proprio potenziale, vedendo l’essere umano come naturalmente portato alla ricerca del significato: ecco emergere l’enfasi sul senso di responsabilità, sul prendere in mano, responsabilmente, il proprio percorso di vita, sociale, familiare e di lavoro, combattendo contro il fatalismo. “possiamo rispondere alla vita solo rispondendo della nostra vita. Rispondere alla vita significa essere responsabili della propria esistenza” (p. 99).

Come dire: è importante sviluppare il proprio LOC interno e, in base a questo, prendersi la responsabilità dei propri fallimenti, dai quali apprendere!

Guardando all’essere umano come a un essere che sta-nel-mondo – “il suo più grande tormento non è il senso di inferiorità, bensì il senso di futilità, un sentimento di vuoto e di insignificanza che ho denominato vuoto esistenziale” (p. 83) – emergono le influenze dell’esistenzialismo e della fenomenologia, ma si visualizza anche un approccio molto vicino a quello della cosiddetta Third Force nordamericana.

Viktor Frankl ha pubblicato estesamente, ha partecipato a numerose trasmissioni radiofoniche e televisive e ha condotto un’opera di divulgazione centrata sui concetti fondamentali del suo orientamento teorico nella psicologia, integrando costantemente la propria esperienza personale realmente vissuta con le riflessioni teoriche.

Nato a Vienna il 26 marzo 1905 (e scomparso nella stessa città il 2 settembre 1997), medico psichiatra, presso l’Università di Vienna tenne la cattedra di Neurologia e di Psichiatria e successivamente, per oltre venti anni, è stato primario del Wiener Neurologische Klinik.

Precocemente interessato alla filosofia e, inizialmente, alla psicoanalisi – entrò in contatto con Sigmund Freud a cui inviò un suo scritto, “Zur mimischen Bejahung und Verneinung”, che fu pubblicato in Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse (Vol. X, p. 437, 1924) – la sua vita ebbe una frattura terribile con la Seconda Guerra Mondiale e l’internamento nei campi di sterminio.

Negli USA ha avuto modo di sviluppare compiutamente il suo pensiero e la sua attività di docenza in prestigiose università (Harvard, Stanford, Dallas e Pittsburgh), divenendo professore emerito di Logoterapia alla U. S. International University di San Diego, in California. Ha ricevuto, tra gli altri, The Oskar Pfister Award dell’American Psychiatric Association, ed è stato nominato membro onorario della Österreichische Akademie der Wissenschaften.

Conferenziere molto apprezzato, autore di una quarantina di volumi molti dei quali tradotti nelle maggiori lingue, il suo lavoro dal titolo Uno psicologo nei lager, del 1946, è stato inserito tra i dieci libri più importanti in America.

 

Andrea Castiello d’Antonio

 

Questa recensione è stata pubblicata nel sito “PANORAMA RISORSE UMANE”

ISPER, Giugno 2024