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PSYCHOMETRICS IN COACHING. II Edition

Titolo: 

PSYCHOMETRICS IN COACHING. II Edition

Autori: 
Jonathan Passmore
Casa editrice: 
Kogan Page, 2012, Pp. XXV+413. £ 29.99 / $ 49.95 (Softcover).

Cosa può avere in comune il “coaching” con la psicometria? Agli occhi di molti questo testo – dal sottotitolo Using Psychological and Psycometrics Tools for Development – potrà sembrare davvero singolare, forse strano e difficile da utilizzare… In realtà, a mio modo di vedere, un’impressione di tal genere può essere compresa soltanto considerando che il coaching è stato sottratto al dominio della psicologia ed è quindi oggi visto, generalmente, come una “pratica” che non ha necessità di supporti (tools) psicologici - men che mai psicometrici -. Si tratta di una questione annosa e non risolta (sarà mai risolta in Italia, dove a tutti è concesso di “fare di tutto”, fino a che qualcuno non si rivolge all’autorità giudiziaria, come a suo tempo è accaduto per la questione della valutazione del potenziale?), che da un lato sconfina con la dimensione del “mercato”, dall’altro (più seriamente) con quella di una scienza applicata ed una professione che sembrano siano ancora in cerca di autore

In ogni caso, il libro curato dal professor Passmore (noto studioso ed autore prolifico di libri sul coaching), giunto ora alla seconda edizione, raccoglie i contributi di oltre quaranta esperti su un tema inusuale anche per gli stessi coach-psicologi. Il testo è collocato nella collana Excellence in Coaching dove sono già apparsi numerosi libri sul coaching, di diverso tenore e profilo. Psychometrics in Coaching è forse uno dei libri più “tecnici” e analitici tra quelli pubblicati finora, tenendo conto che il modo in cui è strutturato facilita la comprensione del tema anche a coloro che non hanno una particolare dimestichezza con i test e la psicometria.

L’obiettivo globale del lavoro è di segnalare l’utilità, per il coachee, dell’impiego dei test psicologici al fine di sviluppare la consapevolezza per mezzo dell’esplicitazione di talune dimensioni interne in risposta agli stimoli del test. Da tale punto di vista è proposta inizialmente una panoramica sui test e sui modelli di base, considerando che l’attuale “mondo” del testing psicologico è pervaso da una pletora di strumenti inattendibili – aggiungo io, fin troppo spesso utilizzati dai coach improvvisati che spesso li copiano dai più improbabili siti internet -. Eco, dunque l’importanza di situare ogni strumento nel suo specifico reame concettuale, conoscendone condizioni di utilizzo e proprietà, acquisendo familiarità con le indicazioni tecniche, riuscendo quindi a ricavarne indicazioni che abbiano un senso. Un intero capitolo è dedicato al valore del feedback nel processo di coaching e, in questo contesto, alla discussione dei risultati dei test psicologici con il cliente.

La seconda parte si apre con l’illustrazione di uno dei più noti questionari di personalità a livello internazionale, il MBTI, basato sulla tipologia junghiana e reso operativo da Katharine Briggs e Isabel Briggs Myers. Da qui in avanti la parte centrale del testo prende in esame, in ogni capitolo, uno specifico strumento, compreso il famoso 16PF-5, di Cattell, uno dei questionari il cui background teorico è più solido. Si alternano, così, strumenti che sono stati costruiti in modo specifico per l’area del lavoro – ad esempio, sugli stili di leadership e sulla leadership trasformazionale - ad altri che intendono valutare la personalità nel suo complesso (come, appunto, Il 16PF), mentre un capitolo è dedicato al sistema di questionari elaborato nel contesto della Positive Psychology (v. il mio recente articolo “Il contributo della psicologia positiva al coaching psicologico” in Counseling. Giornale Italiano di Ricerca e Applicazioni, Vol. VII, N. 1, pp. 7-18, febbraio 2014). E’ dato giustamente spazio anche ai questionari di Hogan (in specie l’HDS) e a numerosi altri test del tutto sconosciuti in Italia ma non per questo meno importanti. Indici analitici e un sintetico glossario concludono il testo.

Come è detto nelle prime pagine del libro, si sarebbero potuti prendere in esame altri dieci o cento test diversi da quelli presentati. In effetti, se c’è un appunto da fare a questo libro, è proprio la non del tutto comprensibile scelta degli strumenti, e l’inserimento in questa lista necessariamente “corta”, e quindi molto selezionata, di test che sono appannaggio di società di consulenza – e quindi non sempre disponibili per l’acquisto e l’utilizzo da parte degli psicologi professionisti -.

Se a qualcuno questo libro potrà comunque sembrare un po’ distante dalla concretezza, per un’indicazione operativa su come strutturare la pratica professionale del coaching, consiglio di consultare il testo recente di Stephen Newton, Success as Coach: Start and Build a Succesful Coaching Practice (Kogan Page, 2013) -.

 

Andrea Castiello d’Antonio