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Cambierà mai questo Paese?
A giudicare dall’ennesimo fatto di cronaca di fine settembre 2021: No!
In un concorso pubblico pare che qualcuno si sia fatto dare dalla società di consulenza incaricata di organizzare le prove preselettive le domande – anzi, l’intera banca dati delle domande – ed ha provveduto a renderne edotti i candidati raccomandati.
Per non sbagliarsi, il plico con le prove già conosciute dai candidati è stato ben contrassegnato in modo che non ci fossero dubbi sul fatto che venisse somministrata proprio quella “batteria” di test.
Ma, evidentemente, molti dei candidati “raccomandati” erano talmente impresentabili che, pur conoscendo le risposte giuste ai test, non sono riusciti a superare la prova!
Incredibile, ma vero.
A quel punto è diventato necessario “aiutare” i poveri candidati sub-normali la cui intelligenza si è rivelata talmente bassa da non permettergli di apporre le risposte giuste, già conosciute, negli apposti spazi dei moduli di risposta ai test…
E, quindi, cosa si è pensato di fare? Abbassare il livello di idoneità alla prova.
Ad esempio, se prima il livello era stato fissato nel rispondere ad almeno 60 quesiti su 100, ora la geniale soluzione ha condotto a ritenere “idonei” - idonei a che?!? – candidati che hanno conseguito punteggi di 55, 50, o ancora meno.
Infatti, come molto spesso accade, il candidato “raccomandato”, guarda caso, è anche il meno intelligente, il meno sveglio, il meno motivato, il meno maturo degli altri… Insomma, il meno presentabile!
E’ proprio questo il meccanismo di base che rende debole e perversa la nostra Amministrazione Pubblica. Si fa entrare di tutto, si dà “il calcio”, e poi il soggetto impresentabile, una volta che “è dentro”, potrà stare lì una vita.
La solita frase: “Intanto entra, poi si vedrà…”. E, infatti, c’è sempre la possibilità che il candidato calciato all’interno della Pubblica Amministrazione possa essere “supportato” anche nel corso degli anni a venire. Così che da realizzare una brillante carriera da raccomandato di ferro, a spese di tutti gli altri, spintarella dopo spintarella. Naturalmente nulla si fa per nulla e, come diceva un simpatico attore nel film Come un gatto in Tangenziale, “E’ tutto un magna-magna!”. Ma è anche il meccanismo del voto-di-scambio, solo per dirne una. E’ anche il meccanismo delle infiltrazioni criminali nella PA, se vogliamo proseguire…
Così il raccomandato potrà trascorrere una vita a fare il meno possibile, a non fare niente, a passare i faldoni da sinistra a destra e viceversa, a giocare con il pc, a chattare con gli amici… Perché, dopo tutto, “è raccomandato!”, meglio non toccarlo. E la soluzione è semplice: si fanno lavorare il doppio tutti gli altri.
E poi, perché il capo, il superiore, il dirigente, dovrebbe mettersi nei guai nel riprendere soggetti di questo tipo? Chi glielo fa fare? Tanto lo stipendio non glielo dà lui, ma… lo Stato.
E, in certi ambienti, c’è pure il rischio che se contesti a un giovanotto raccomandato che non fa niente, che arriva tardi e se ne va quando vuole, ti venga sotto il padrino di turno a minacciarti che… “così non si fa, povero piccirillo, lascialo campare, pensa ai fatti tuoi!”.
Alla base rimane il tema della selezione del personale – in entrata, cioè dall’esterno – e della valutazione nel corso della carriera. Ad esempio, per evitare che possano diventare “dirigenti apicali” soggetti loschi e incompetenti, se non disequilibrati mentalmente o, più italianamente, per evitare persone che – come ha affermato anni fa un parlamentare della Repubblica – stanno lì “per fare i c… propri!”.
Ho scritto diversi libri sulla selezione e valutazione delle risorse umane – l’ultimo pubblicato proprio un anno fa – vedi la sezione "I miei libri". Ma, forse, nelle prossime edizioni, dovrò aggiungere ai capitoli sulle tecniche di assessment anche uno sulla composizione delle commissioni di esame nei concorsi pubblici – vedi il mio recente articolo sul pubblico concorso: "La selezione per la Pubblica Amministrazione 2021" - da arricchire con la presenza di Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia di Stato…
Andrea Castiello d’Antonio