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Sigmund Freud e la guerra

Sigmund Freud e la guerra

“Presi nel vortice di questo tempo di guerra, privi di informazioni obiettive, senza la possibilità di considerare con distacco i grandi mutamenti che si sono compiuti o che si stanno compiendo, o di prevedere l’avvenire che sta maturando, noi stessi non riusciamo a renderci conto del vero significato delle impressioni che urgono su di noi, e del valore dei giudizi che siamo indotti a pronunciare”. 

Questa frase è di Sigmund Freud, ed è stata scritta più di un secolo fa!

Inizia così il saggio freudiano dal titolo “Considerazioni attuali sulla guerra e la morte”, pubblicato nel 1915, nel pieno del primo conflitto mondiale. Un momento in cui Freud a più riprese, e nei confronti di diversi interlocutori, esprime il suo scoramento e la sua delusione per gli avvenimenti che stavano travolgendo la civiltà occidentale.

Ai nostri giorni, con l’aggressione distruttiva e folle ordinata da Vladimir Putin nei confronti dell’Ucraina, stiamo assistendo a qualcosa di molto simile: nel volgere di pochi giorni sembra che siano azzerate, o almeno messe in seria difficoltà, molte delle conquiste della nostra civiltà, conquiste che fino ad un attimo prima si davano per scontate. 

Così assistiamo alla crisi dell’intelligenza delle persone, - intelligere, nel senso di osservare, comprendere, ragionare… - alla distruzione delle minime basi della socialità e della condivisione, all’affievolirsi della coesione tra i popoli e tra le nazioni (con capi di stato che si arrogano il diritto di voler decidere al posto di altri capi di stato e di altre nazioni!).

La stessa percezione, la sensazione profonda, di essere – tutti – esseri umani viventi in questo mondo (e viventi per un periodo di tempo limitato, quindi prezioso!) è disintegrata da ciò che la guerra rende possibile e, apparentemente, pienamente giustificabile: uccidere, ferire, mutilare, infliggere sofferenze deliberatamente, porre in situazioni di restrizione della liberta, di prigionia, di assoggettamento, terrorizzare, bloccare, calpestare e rendere “povere” (in ogni senso) le persone che sono coinvolte. Persone che, come accade in tutte le guerre e le micro-guerre contemporanee, non sono soltanto i soldati, i combattenti, ma anche e in buona parte i cosiddetti civili, cioè cittadini inermi.

Come capita in ogni guerra, le normali barriere morali, etiche e di umana pietà vengono del tutto infrante

Salta ciò che Freud ha definito attitudine alla civiltà, un orientamento spesso, anzi sempre, così fragile e così poco curato ed educato, non solo nei regimi autoritari e coercitivi, ma anche nelle moderne democrazie. Piccoli atti di inciviltà quotidiana li vediamo costantemente nella vita familiare, sociale e nel lavoro.

Non a caso Sigmund Freud, nel suo saggio, mette insieme la guerra con la morte, sottolineando quanto l’uomo moderno abbia scotomizzato la morte, ponendola lontano da sé, inscatolandola in luoghi confinati, quasi a proteggere se stesso dal timore di un eventuale ritorno della presenza della morte, dell’idea stessa della morte. 

Ma, ancora con le parole di Freud, “la morte non può più oggi esser rinnegata; siamo costretti a crederci. Gli uomini muoiono veramente; e non più uno alla volta, ma in gran numero…”. 

Nel mondo di oggi, vi è addirittura stato bisogno da parte di alcuni di sottolineare che ciò a cui si stava assistendo, navigando in Internet, non era… un videogioco! Ma era la realtà! 

Questo è un nuovo e incredibile abisso che tende a separare ciò che non piace che accada nel mondo reale, percependolo lontano da noi, o quasi come una finzione. E, non a caso, tornando alla guerra difensiva dell’Ucraina contro la Russia vi è stato bisogno di precisare che vi è un aggressore, la Russia, e un aggredito, l’Ucraina! E che chi è aggredito ha il diritto di difendersi!

Come se tutto ciò non dovesse essere dato per scontato.

L’irrazionale emerge in ogni piega del tempo di guerra, e oggi si nutre di un modo di vivere a metà tra il reale e il virtuale. 

 

Andrea Castiello d’Antonio