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SINTOMI E CAUSE. COSA AFFRONTARE, IN PSICOLOGIA CLINICA

SINTOMI E CAUSE IN PSICOLOGIA CLINICA

È logica. È soltanto logica.

Se c’è un problema da risolvere, serve a poco lavorare sulle CONSEGUENZE, si deve INTERVENIRE SULLE CAUSE.

 

Le cause vanno rintracciate, non è detto che siano visibili ed esplicite.

E vanno … fatte parlare!

Devono essere SIGNIFICATIVE, e se non hanno – non sembrano avere – alcun significato, allora si deve interpretare la situazione al fine di COGLIERNE IL SENSO.

 

Semplicemente, scoprire una causa che non ha senso… non serve a molto.

Affrontare soltanto le conseguenze – in MEDICINA e in PSICOLOGIA: i segni, i sintomi, le manifestazioni esteriori – ha davvero poco senso. cioè, è poco utile.

 

 Sì, alcune volte va fatto anche questo, ad esempio nelle situazioni di sofferenza acuta, in cui la persona non sopporta il dolore, o quando c’è un rischio vitale, quando si mettono a rischio i parametri vitali. Certo. Va fatto!

È un INTERVENTO DI URGENZA.

 

In genere se ne occupano i medici psichiatri che agiscono contenendo la sofferenza. Una volta con le camicie di forza e i letti con le sbarre, oggi con gli PSICOFARMACI. E per fortuna che ci sono gli psicofarmaci!

Va bene. È come quando si ha la febbre molto alta: è utile prendere un antipiretico, che abbassa la febbre. Ma, subito dopo, la domanda è: COSA HA CAUSATO LA FEBBRE ALTA?

Che succede in questo corpo?

 

Insomma. Se una pianta sta morendo si deve avere UN’OTTICA GLOBALE: come e quanto le hai dato acqua, l’hai concimata? È messa in un ambiente adatto, o ha troppo sole, troppo caldo, ha preso una ventata fredda…?

Perché prima stava bene, benino, e ora sta sfiorendo?

 

Nel MONDO DELLA MENTE, della psicologia – e tutti abbiamo UN MONDO INTERIORE – valgono grosso modo le stessi leggi di un qualunque essere che vive, un essere vivente.

Chi sta male deve essere aiutato, ne ha necessità.

Se è eccessivamente sofferente va aiutato con un intervento in urgenza.

Dopo sarà anche più accessibile alla PSICO-TERAPIA.

Sì. Spesso lo psicofarmaco funziona molto bene in questa direzione: calma gli accessi di dolore mentale e rende la persona accessibile alla TERAPIA DELLA PAROLA, cioè la psicoterapia.

 

È con la psicoterapia che si vanno a cecare le cause. Certo non con i farmaci!

E, siccome quando un disagio si manifesta la persona ha già alle spalle una sua personale e specifica esperienza di vita, ricercare le cause significa andare a vedere COSA È ACCADUTO e COME HA VISSUTO la persona, fino a quel momento.

 

Ciò è indispensabile. Ma non è sufficiente.

Poi ci vuole anche altro, compresa la saggezza, la competenza e l’esperienza del professionista che, affiancandosi alla persona sofferente, ne condivide in parte il disagio al fine di comprenderlo.

 

Dunque, SE UN GIOVANE SI DROGA le cause possono essere tante: ha perso il senso del futuro, sente di non valere nulla, ha il vuoto dentro di sé, non ha una famiglia di supporto, ha avuto una grande delusione affettiva, si sente solo e derelitto….

Se un giovane si provoca LESIONI SUL CORPO cosa sta manifestando? Da dove viene questa estrema sofferenza auto-indotta, e che senso ha?

 

Se un adulto di mezza età CADE IN DEPRESSIONE e sente che nulla ha più valore, vuole lasciare il lavoro, vuole abbandonare la famiglia, cosa sta comunicando?

Da quale lontana origine scaturisce questa estrema SOFFERENZA ESISTENZIALE che oggi lo attanaglia e lo conduce giù, nello sprofondo?

 

Non è detto che sempre e comunque si sia in grado di dare risposte valide e tempestive a queste domande.

Alcune volte ci vorrà tempo, anche molto tempo, altre volte nel giro di qualche mese la situazione si chiarisce e L’ORIZZONTE SI ILLUMINA.

 

Ma affidarsi sempre e solo agli psicofarmaci non risolve. Anzi: cronicizza il male.

Osservando tempo fa una scatola di un famoso antidepressivo notavo – e facevo notare al farmacista – che la scadenza era molto vicina (a differenza di altri farmaci): meno di un anno… E lui mi ha spiegato che chi prende quel farmaco… lo fa costantemente, ne compra una scatola da 20 pasticche ogni 2 settimane.

Insomma: di certo non lo fa scadere!

Ecco, questa è la strada che è meglio non imboccare, soprattutto se fosse LA SOLA E UNICA strada di “cura”…

 

Andrea Castiello d’Antonio