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Il mondo del testing psicologico è molto ampio e diversificato, nonostante che molti conoscano praticamente solo i famigerati test “attitudinali”, quelli che i partecipanti ai concorsi pubblici chiamano spesso “quiz”…
Tra le centinaia e migliaia di prove che sono utilizzate nel mondo vi sono le tecniche proiettive il cui capostipite è la tecnica di Hermann Rorschach (di cui proprio nel 2021 ricorre il centenario della morte). Si tratta del famoso test delle macchie di inchiostro, talvolta visibile anche nei film quando è inquadrato lo psicologo o lo psichiatra che esamina un soggetto allo scopo di approfondirne la conoscenza.
Il test di Rorschach fa parte dei test proiettivi. Un piccolo mondo, specialistico, settoriale, sofisticato, molto particolare, in cui ad esempio è presente la tecnica di Hans Zulliger, di cui mi sono ampiamente occupato – vedi:
Un altro test proiettivo è il SIS o, per meglio dire, le Somatic Inkblot Series.
Perché è importante parlare di questo test che troppo facilmente è caduto nel dimenticatoio?
Perché si tratta dell’unico test proiettivo che ha come oggetto il modo in cui la persona vede e sente il proprio corpo.
Oggi, nell’era delle tante sofferenze che hanno come epicentro il corpo, o che riguardano anche il corpo, l’utilizzo di questo test può essere di grande aiuto nel momento della diagnosi psicologica. Di aiuto per il paziente e per il terapeuta!
Infatti, nella pratica della psicoterapia, ci si imbatte spesso in persone che hanno disturbi nella sfera corporea, non solo riguardanti il cibo e l’alimentazione – anoressia, bulimia, binge eating – ma che non si piacciono, che vedono il proprio corpo come estraneo o come un nemico, che infliggono sofferenze al corpo, che cercano (e spesso lo fanno) di modificarlo, “abbellendolo”, con interventi chirurgici o altre pratiche a cui medici poco scrupolosi aderiscono di buon grado.
Ma cosa è il SIS?
Come ogni test proiettivo si presenta con figure che non hanno un significato a fronte delle quali è richiesto al soggetto di assegnare un senso, una fisionomia.
Attraverso le risposte al test si chiariscono molti aspetti della psicologia del paziente e, quindi, lo si può al meglio aiutare: emerge così la consapevolezza del proprio corpo, le preoccupazioni maggiori, il significato anche simbolico che parti e organi del corpo assumono per la persona, il modo di vedere se stesso come corpo-nello-spazio, il vissuto inconsapevole circa il proprio corpo e le sue funzioni, il peso implicito (non conscio) che disturbi, malattie, traumi fisici comportano nell’esperienza attuale della persona, e così via.
Come afferma l’autore del test, Wilfred A. Cassell “una valutazione diagnostica accurata e sensibile dei problemi del paziente fornisce le basi per formulare un piano terapeutico votato al successo” (W. A. Cassell, BODY SYMBOLISM. Le S.I.S. – Somatic Inkblot Series. Traduzione italiana Organizzazioni Speciali / Giunti, Firenze, 1989, p. 177) - vedi la mia recensione al libro di Cassell.
Un’ultima notazione. L’uso dei test proiettivi, e quindi delle Somatic Inkblot Series, richiede professionisti psicologi o psichiatri specializzati e competenti nel settore perché (oltre ad altri aspetti che necessitano abilità e competenza per essere gestiti) si tratta di test le cui risposte vanno codificate, interpretate e infine valutate in un unico quadro di insieme. Questo test, come una gran parte dei test psicologici, può essere utilizzato solo da psicologi e medici specializzati. Per informazioni clicca qui.
Andrea Castiello d’Antonio