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STRESS AL LAVORO

stress lavoro

“Stress” è diventata una parola magica con la quale persino il medico “copre”, troppo spesso” disagi personali di diversa e varia origine, parlandone con il paziente.

D’altro canto, lo “stress”, qualunque cosa significhi “soggettivamente parlando” accompagna la vita di molte, troppe persone. E non solo nel lavoro, cioè nelle 6-8-10 o più ore di lavoro, ma anche fuori dai confini di lavoro (confini labili, come si sa, in questa società “liquida”…).

 

Quali sono i campanelli d’allarme?

La risposta generata dallo stress si accompagna sempre a modificazioni fisiche interne di cui ci rendiamo conto solo attraverso dei segnali finali.

I principali campanelli d’allarme provocati dallo stress da lavoro e dall’ansia (al di là dei sintomi specificatamente fisici) si riscontrano quando l’organismo va in STATO GENERALE DI ALLARME e la sensibilità a ciò che accade nell’ambiente – o in settori specifici dell’ambiente – è acuita;

 

In generale l’organismo si prepara. A cosa?

SI PREPARA ALLA FUGA OPPURE ALL’ATTACCO.

È questa la primordiale risposta dell’organismo ad ogni tipo di stress: “fight or flight response”, attacco o fuga.

Ma ce ne è un’altra, tra le risposte all’ansia e allo stress da lavoro, che dobbiamo considerare: LA RISPOSTA DI CONGELAMENTO, la “freezing-response”, quando la persona “si blocca”.

Come si intuisce, sono risposte ataviche; non a caso osservabili in tutti gli animali.

 

Ma nel mondo civilizzato, e soprattutto nel mondo del lavoro, queste risposte sono perlopiù inibite, sfumate, deviate… Allora – anche a causa di questo processo di civilizzazione – nascono i problemi legati all’ansia e allo stress: disturbi psicosomatici, problemi psicologici, conflitti interpersonali, azioni irrazionali, e così via.

Ad esempio, se il sistema cardiovascolare è continuamente messo sotto pressione, è probabile che  si traduca in una “ipertensione essenziale” che, in medicina, è un modo neutro di dire che la persona ha la pressione alta… e non si sa perché! 

 

Vi sono molte ripercussioni che possono manifestarsi a livello fisico.

Non a caso il medico di base, o il medico di famiglia, un tempo etichettava le persone in situazione di disagio senza cause apparenti come affetti da “esaurimento nervoso”, mentre oggi le definisce “stressate”…

Non è cambiato molto!

 

PSICOLOGICAMENTE, COSA ACCADE?

Quali sono i sintomi e come si cura lo stress da lavoro?

Innanzi tutto, vi è il grande “mondo” dell’ANSIA – apprensione, angoscia, panico.

  • ansietà;
  • irritabilità;
  • nervosismo;
  • tensione interna;
  • latente insoddisfazione;
  • agitazione;
  • insopportabilità verso ciò che ricorda il lavoro, l’ambiente fisico lavorativo, o i colleghi.

 

Una seconda manifestazione dello stress vede L’INDEBOLIMENTO GENERALIZZATO DELLE RISORSE PSICOFISICHE – non l’ansia nello specifico. Quindi si manifesta con:

  • depressione;
  • pensieri negativi;
  • abbattimento;
  • sfiducia generalizzata in sé stessi;
  • sensazione di costante di affaticamento;
  • perdita di interesse per le attività extra-lavorative consuete.
  • perdita di desideri per il futuro e di senso progettuale; 

 

Altre tipologie di manifestazioni fanno riferimento al DISCONTROLLO EMOTIVO:

  • aggressività;
  • atteggiamenti provocatori;
  • rabbia;
  • azioni impulsive;
  • disgusto e repulsione verso tutto ciò che è collegato al lavoro.

 

Poi vi è ciò che lo stesso Sigmund Freud definì in un suo lavoro di inizio Novecento “Psicopatologia della vita quotidiana”, cioè piccoli, grandi “atti mancati”:

  •  perdere oggetti ripetutamente;
  •  Dimenticare nomi e appuntamenti:
  • scivolare, cadere, andare incontro a piccoli traumi fisici, distorsioni, fratture.

 

Anche LE MALATTIE PIÙ COMUNI possono essere in agguato: dal semplice raffreddore alle influenze, dalla tosse che non scompare mai, all'avere sempre mal di stomaco.

E che dire del mal di testa, delle palpitazioni (“cuore matto”, un tempo definito “cuore del manager”), degli indolenzimenti muscolari quasi costanti (soprattutto contrazioni al collo e alla schiena), del senso di oppressione al petto, della stanchezza continua.

 

Spesso IL CIBO diviene un surrogato e allora si dà il via alle abbuffate serali, quelle che poi provocano insonnia e pesantezza al risveglio. Oppure ci si rivolge alla caffeina, al tabacco.

C’è chi si rilassa con l’alcol, chi si concede “la canna” serale o di fine settimana o, peggio, molto peggio…

 

Tempo fa fu coniato il concetto di BURN-OUT per indicare la persona che – a causa del lavoro e, soprattutto, di lavori che la espongono costantemente al rapporto con gli altri, e/o che implicano l’aiuto, il servizio sociale, il supporto sanitario e educativo – si sentono “bruciati”. Cioè, logorati, esauriti emotivamente, privi di energie, prosciugati, già stanchi al mattino appena svegli.

Sentono la giornata di lavoro come un macigno sulle spalle, una condanna infinita… E durante il tempo libero hanno solo voglia di riposare, dormire, non vedere nessuno, mentre sul lavoro diventano freddi e indifferenti alle richieste di chiunque.

Il burn-out fi identificato inizialmente negli operatori carcerari, e poi nei servizi di assistenza sanitaria…

 

COSA FARE PER COMBATTERE LO STRESS DA LAVORO?

Combattere tutto ciò con le pillole contro l’ulcera o con gli antidolorifici?

A parte l’utilità di calmare i dolori, non servono a molto contro l’ansia, la depressione e lo stress da lavoro.

Cambiare lavoro? Ma se si continua a vivere così l’esperienza del lavoro, tutto ricomincerà da capo.

Imbottirsi di ansiolitici? Se proprio ci si vuole “oppiare” può essere la strada giusta…

 

Dato che le stesse condizioni di lavoro ad alcuni generano stress e ad altri no, oppure a livelli assai limitati (vedi il concetto di “resilienza”) si deve capire “cosa”, in particolare, per la persona – che è unica e irripetibile! – causa o con-causa la situazione di malessere.

 

Quindi, “quali” sono le cause dirette, “come” la persona vi fa fronte, “perché” finora non ha trovato vie migliori di uscita. E ancora: QUALI SONO LE RISORSE – i punti di forza – che la persona può introdurre; di quali sostegni o aiuti può disporre, quali sono le esperienze positive su cui fare affidamento.

 

RIMEDI E SOLUZIONI PER LO STRESS DA LAVORO

Sia la psicoterapia vera e propria, sia le forme di counseling psicologico-organizzativo e di executive coaching possono dare risposte importanti al malessere da lavoro.

In particolare, la psicoterapia può focalizzarsi sulle cause e sulle modalità di vita della persona, aiutandola a sviluppare innanzitutto una visione realistica del proprio stato. Non drammatica, ma nemmeno edulcorata o superficiale: realistica!

 

La storia della persona e i suoi modelli di riferimento aiutano a capire come mai si è arrivati a questo punto. Si lavora, quindi, sullo stile di vita, dando spazio alle risorse positive e costruttive che la persona possiede, e proponendo accorgimenti al fine di gestire al meglio il tempo.

Il rapporto con l’idea e la realtà del “lavoro” viene approfondito, offrendo anche indicazioni su come fare a esercitarsi nel rilassamento psicofisico.

 

Tale forma di psicoterapia è anche una sorta di “nuova educazione” che ha lo scopo, appunto, di modificare la relazione tra sé stessi, l’ambiente in cui si vive, e il lavoro, favorendo l’adattamento propositivo in modo graduale. È questo il modo più efficace per contenere le condizioni di stress da lavoro, lavorando non solo sui sintomi.

Come ha affermato Freud, IL LAVORO E L’AMORE sono le due aree di vita principali per l’adulto. Dunque, conviene impegnarsi a viverle bene, entrambe! 

 

Andrea Castiello d’Antonio