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TOTAL WORKER HEALTH
L’idea da cui nasce questo libro ha una lunga storia in quanto è emersa per la prima volta nella primavera del 2011 quando i leader del NIOSH, il National Institute for Occupational Safety and Health decisero di pubblicare un lavoro su questa area emergente di studi, ricerche e interventi. Un libro, dunque, interamente dedicato all’approccio, o programma, Total Worker Health che potesse rappresentare al grande pubblico il lavoro svolto e in via di svolgimento in una chiave facilmente accessibile anche ai non specialisti.
Introdotto da un commento del direttore del NIOSH, John Howard – medico internista e medico occupazionale con all’attivo numerose pubblicazioni nell’area della salute e sicurezza sul lavoro – e da un capitolo iniziale a firma dei sei curatori, il volume si avvale dell’opera di cinquantacinque autori ed è strutturato in diciassette capitoli distribuiti in tre sezioni.
Dal concetto di protezione della salute del lavoratore si passa ben presto all’idea della promozione della salute e, in filigrana, è costantemente presente l’attenzione verso la prevenzione – un tema, questo della prevenzione, su cui si può apprendere molto, considerata la sottovalutazione dei piani di prevenzione che caratterizza non soltanto la salute nei luoghi di lavoro ma molti altri ambiti di vita nel nostro Paese.
La prima sezione mostra lo sviluppo del programma ma, ancor prima, dei concetti e delle idee che sono alla base dello stesso. Il concetto, la visione, gli ambiti (numerosi) di interrelazione e di contiguità rispetto ad altro genere di interventi e programmi sono così molto ben chiariti nelle prime circa cento pagine del testo. Ed è proprio in questi contributi di apertura che si possono apprezzare i fortissimi legami che tengono insieme teoria, modelli, ricerca e pratiche applicative, esplorando lo stato dell’arte della ricerca e quello delle pratiche e gli interventi operativi effettuati nel mondo del lavoro.
La seconda sezione tratta degli approcci organizzativi applicati, ad esempio, alle imprese medio-piccole, sottolineando che negli USA una larga parte di lavoratori è proprio occupata in questo genere di organizzazioni. Nelle applicazioni operative che sono qui illustrate emerge l’approccio CBPR – Community-Based Partecipation Research, sulla migliore linea di continuità con l’idea classica di ricerca-intervento. Ed è con questo spirito che si apre la terza sezione del volume in cui si va ancora più a fondo nell’esame di interventi operativi effettuati. Di interesse il capitolo tredici – Productive Aging and Work – in cui si discutono gli effetti nel mondo del lavoro del prolungamento delle aspettative di vita nell’ottica della compagine multigenerazionale e della necessità di valorizzare al meglio il nucleo dei lavoratori dai capelli grigi.
L’ultimo capitolo getta uno sguardo sul futuro, proponendo indicazioni sull’utilizzo (per così dire) dell’ambiente-situazione di lavoro al fine di promuovere un benessere comprensivo e dalle molte facce: “il lavoro ha la possibilità di offrire all’individuo molto più di una retribuzione, dei benefits, e di un modo per trascorrere la propria giornata. Idealmente, il lavoro presenta l’opportunità di usare immaginazione ed intelligenza, permette alle persone di raggiungere obiettivi e sviluppare abilità, e le aiuta a connettersi con gli altri sentendosi capaci e esperte” (p. 303).
All’interno del programma è dedicata attenzione all’aspetto della logistica, dell’ergonomia, dell’utilizzo e del set-up degli spazi fisici in cui le persone lavorano, sviluppando idee sul disegno delle architetture aziendali e proteggendo gli operatori dai potenziali pericoli che si possono correre muovendosi all’interno dell’ambiente di lavoro.
Il programma, le politiche, le pratiche, o meglio l’approccio strategico del Total Worker Health, punta a prevenire gli incidenti sul lavoro, le malattie professionali, le acuzie, le situazioni croniche, prendendo in esame l’ambiente di lavoro nel suo complesso, fisico, organizzativo e sociale, e sviluppando sinergie che non potrebbero essere messe in campo se si procedesse a singoli e settoriali interventi. Con, al centro, l’idea di Occupational Safety and Health – OSH per mezzo della quale si supera il rischio della separazione tra protezione e promozione della salute organizzativa, riconoscendo il peso delle condizioni di lavoro sullo stato psicofisico e psicosociale del lavoratore, applicando concetti e approcci anche a problematiche specifiche ed insidiose come il diabete e le crisi cardiache. Tutto ciò richiede il coinvolgimento di tutti gli attori-chiave, oltre oltre che dei dipendenti: amministratori, datori di lavoro e ricercatori – un coinvolgimento che diviene ben visibile nei casi di studio presentati nel testo.
I curatori di questo volume sono fondamentalmente scienziati che hanno dedicato gran parte della loro vita di lavoro delineando le nuove strade di sicurezza e salute occupazionale in modo di poter sviluppare il benessere delle persone. Da tale punto di vista il programma Total Worker Health pone in essere una vera e propria strategia di supporto alla workforce costantemente confrontata con i cambiamenti spesso repentini e con le richieste della trasformazione delle strutture e delle condizioni di mercato.
Il libro è indirizzato a una audience assai ampia e soprattutto multifunzionale e multiruolo, comunque accomunata dall’interesse verso le attività volte alla prevenzione e alla cura della salute nel lavoro in ottica integrativa e multidisciplinare. Ciò che emerge, scorrendo queste pagine, è la concretezza delle idee, cioè il divenir concreto di idee e piani, o l’esserlo già. Così, quando alcuni autori scrivono di approccio integrato sottolineando che non si tratta certo di una particolare innovazione, la riflessione che si sviluppa va nella direzione del rendersi conto che non si tratta di parole vuote, dato che il lavoro di équipe rappresenta una realtà consolidata.
Andrea Castiello d’Antonio