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Ho visto nascere la “Valutazione del Potenziale” in Italia negli Anni Settanta, e ho partecipato alla sua definizione e espansione, contribuendo anche con diversi libri specialistici, oltre che intervenendo professionalmente nel mondo delle aziende.
Superati i primi tempi, i tempi eroici delle PRIMISSIME APPLICAZIONI portate in Italia da oltreoceano, e al di là delle prime sporadiche applicazioni in certi comparti industriali, la vera espansione avvenne nel MONDO DEI SERVIZI.
Il mondo del credito iniziò ad utilizzare ampiamente la “Valutazione del Potenziale” con diverse modalità.
Per individuare i COLLABORATORI MERITEVOLI DI UNA PROGRESSIONE DI CARRIERA, quindi passare (in quei tempi) da impiegati a funzionari.
Oppure, in alcuni casi, fu effettuata una valutazione estesa all’intero personale, un MONITORAGGIO DELLE POTENZIALITA’, dal vertice alla base.
Tempi eroici. I primi “Assessment Center” duravano parecchio.
Non era stata ancora introdotta l’aberrazione del “FAST ASSESSMENT” di mezza giornata, o anche meno!
Alcuni di noi riportarono le loro esperienze in report e brevi articoli.
Ad esempio, io pubblicai nel 1987 “ASSESSMENT CENTER: UNA TECNICA FRA VALUTAZIONE E FORMAZIONE” nella rivista Impresa e Società, in cui ponevo le premesse per un ponte verso quello che sarebbe diventato il “DEVELOPMENT CENTER”.
Nel 1992, con ISPER, pubblicai un fascicolo monografico sull’Assessment Center, poi aggiornato nel 2003 con il titolo “L’ASSESSMENT CENTER NELLA VALUTAZIONE DEL POTENZIALE DI SVILUPPO”.
Nello stesso anno, 2003, pubblicai con Franco Angeli “PSICODIAGNOSI MANAGERIALE. IMPOSTAZIONI TECNICHE E METODOLOGICHE NELL'ASSESSMENT MANAGERIALE”.
Di queste metodologie, alcune altamente sofisticate, ne ho poi parlato diffusamente nel mio libro “L’ASSESSMENT DELLE QUALITÀ MANAGERIALI E DELLA LEADERSHIP” (FrancoAngeli, 2013). Qui trovate anche una mia presentazione al volume.
Da metodologia quasi sconosciuta l’Assessment Center divenne molto nota, a volte una moda, spesso uno dei tanti “prodotti” nel portfolio delle società di consulenza, fino a che … “tutti” erano diventati improvvisamente “ASSESSORS”.
Un po’ come, oggi, “tutti” sono “COACH”.
Il genio creativo italico: dal niente al tutto, in pochi giorni!
Tanto non c’è nessuno che monitora, che controlla. E l’interlocutore – il committente – almeno in quei tempi lontani era abbastanza ignaro-ignorante.
Ma l’espansione della VALUTAZIONE DEL POTENZIALE portava costi, COSTI ALTI. Anche perché le società di consulenza avevano decisamente SOVRA-PREZZATO questa attività.
Come, anni prima, erano state super-valorizzate, in termini monetari, le attività di FORMAZIONE MANAGERIALE.
Ecco, allora, nascere il dilemma: MAKE OR BUY?
“Comprare” la valutazione del potenziale, oppure “Farla in casa”?
Anche su questo alcune società di consulenza con pochi scrupoli si gettarono a capofitto.
Nacquero i “corsi di certificazione” per… diventare Assessor, rivolti a chi lavorava nelle direzioni del personale, con qualunque laurea, in qualunque ruolo.
Formare, costruire, “Assessor” all’interno delle aziende – alcune grandi aziende hanno optato per questa strada – è stata una aberrazione totale, motivata solo ed esclusivamente dal risparmio dei costi.
Nessuna motivazione scientifica, tecnica o professionale.
La VALUTAZIONE DEL POTENZIALE ha senso se è effettuata da un soggetto esterno al contesto organizzativo.
È un prerequisito essenziale: non deve esserci alcuna implicazione tra valutatore e valutato.
Tra “colleghi” non si valuta il “Potenziale di Sviluppo”.
Ci vuole poco a capirlo – ma ci vuole molto a farlo!
Andrea Castiello d’Antonio