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WELLBEING IN AVIAZIONE
Non tutti sanno che esiste – ed esiste da parecchio tempo – una branca della psicologia che si dedica al grande mondo del volo, dell’aviazione. Denominata in modo semplice Aviation Psychology, quindi psicologia dell’aviazione, o Aviation and Space Psychology, vi si riferisce anche con altre terminologie la più importante delle quali è Human Factors: a dir la verità, un modo di intendere questo campo, o per meglio dire una parte di questo campo, fin troppo generico vedi alcuni dei miei interventi in questa area all’indirizzo https://www.castiellodantonio.it/psicologia-aviazione).
Sta di fatto che soprattutto dopo il famoso crash del volo Germanwings causato deliberatamente dal co-pilota Andreas Lubitz, le istituzioni che si occupano della regolamentazione e della sicurezza del volo sono intervenute (anche se non in modo particolarmente tempestivo): uno dei risultati di tale intervento è stata l’emanazione di una nuova normativa: da qui il sottotitolo di questo libro Benessere e resilienza nella normativa EASA 1042/2018.
Il testo è strutturato in cinque capitoli e cinque allegati, e il nucleo è trattare di questa nuova possibilità che è offerta a chi ritiene di trovarsi in difficoltà di genere psicologico e cioè il supporto tra pari. L’idea non è nuova ed affonda le sue radici nei gruppi di auto-aiuto e in quelle situazioni in cui un soggetto in difficoltà – pensiamo, ad esempio, ad un pilota di linea – a causa di problematiche che possono anche non essere (e non lo sono quasi mai) soltanto professionali, ma anche personali, familiari, sociali, economiche e così via, cerca un aiuto per contenere e sperabilmente risolvere tale situazione. Sulla scorta di ciò che ha rappresentato il CISM – Critical Incident Stress Management, ecco sorgere il supporto tra pari come situazione alternativa o preliminare alla ricerca di un supporto professionale, cioè direttamente erogato da psicoterapeuti e psichiatri adeguatamente preparati allo scopo.
Il testo si apre con un capitolo dedicato all’approccio positivo nella psicologia e prosegue riflettendo sui concetti di benessere e di felicità. A questi si affianca la discussione delle situazioni di tensione, stress e sofferenza psicologica, come l’ansia, mentre il capitolo quarto tratta della resilienza. L’ultimo capitolo è dedicato al ruolo dei pari nel contesto del protocollo denominato Wellbeing cioè a “uno dei progetti del programma di Peer Support che una organizzazione può decidere di abbracciare. Esso, come ogni programma di Peer Support, ha le seguenti caratteristiche: Breve: tre incontri più il follow up. Circoscritto: si lavora solo su cinque aree. Strategico” (p. 105), cioè indirizzato a attivare un processo di cambiamento interno al soggetto. Inoltre esso rappresenta un percorso tra altri generi di intervento che il soggetto può e potrà seguire nel corso del tempo. Ai cinque capitoli si aggiungono le Appendici che offrono una sorta di schede sintetiche su temi quali la resilienza e la valutazione del termine del percorso.
Alcuni degli aspetti che a me appaiono particolarmente critici, riflettendo sul supporto tra pari, sono i seguenti. Emerge in modo evidente che per offrire un supporto a una persona sofferente – pensiamo, ad esempio, a un soggetto ansioso – una qualche forma di psicologia pratica debba essere messa in pratica. Ma tale forma non deve rappresentare una psico-terapia, pur volendo aiutare la persona in difficoltà… Si entra, qui, in una dimensione che potrebbe portare il pari a farsi un po’ psicologo – con tutti i rischi del caso, per non di d’altro – mentre il soggetto in difficoltà, al fine di trarre beneficio dal supporto, dovrà per forza affidarsi in certo modo al pari che lo sta aiutando. Si configura, in sostanza, una classica relazione di aiuto che appare assai difficile differenziare dalle tante forme di psico-terapia e di consulenza psicologica!
Il secondo punto è forse ancora più delicato del primo se è vero che, come si afferma, è il pari a decidere se e quando il soggetto che sta aiutando (pilota, assistente di volo, controllore di volo) ha bisogno di rivolgersi al professionista (psicoterapeuta o psichiatra), o se e quando il percorso è da considerarsi concluso. Ciò avviene anche se è detto che debba esserci un coordinamento, una supervisione del professionista psicoterapeuta – il quale, però, appunto, è un terzo nel contesto del sistema. Volendo paragonare questa situazione con una situazione simile in medicina, sarebbe come se un “pari”, sotto la supervisione del medico, dovesse decidere se la “cura” del soggetto sofferente è terminata oppure se questi debba essere inviato al medico specialista… Una condizione paradossale!
Al di là di ciò e di ogni altra considerazione critica che si può avanzare sull’iniziativa EASA circa il supporto psicologico, e ad integrazione dell’argomento, segnaliamo il testo a firma di Francesca Bartoccini, Enrico Piazza e Monica Lorenzon, Il Peer Support. Intervenire nella crisi. La normativa EASA 1042/2018, pubblicato dall’editore IBN nel 2019 (pp. 180, € 15.00).
Andrea Castiello d’Antonio
Questa recensione è stata pubblicata nel sito PANORAMA RISORSE UMANE nel 2024